Tuesday, 9 May 2017

Book Review: L'amore che mi resta - M. Marzano



"Ma quando sei venuta a prendermi era perche' volevi una bambina o perche' mi volevi bene?"

Ho comprato questo libro dopo aver incontrato l'autrice a Tempo di libri, la fiera che si e' tenuta a Milano ad Aprile. Un incontro bellissimo, in cui mi sono quasi commossa ascoltando Michela Marzano raccontare del suo libro e leggerne passi.

Il romanzo tratta un tema davvero difficile, l'adozione, il senso di abbandono, l'amore che non basta a guarire dal "mal di vivere". Daria e' una madre adottiva, una madre che ha tanto amore da dare e che lo riversa tutto sulla figlia adottiva Giada. Ma Giada si uccide, Giada da due anni cerca risposte che non riesce a trovare, Giada pensa di essere "cattiva" perché' la madre biologica l'ha abbandonata, Giada non capisce, non trova il suo posto nel mondo, Giada non ce la fa più' e si toglie la vita.
E, come sempre nei casi di suicidio, chi rimane si sente in colpa, si domanda come e' potuto succedere, come si sono potuti non vedere i segni, il disagio, l'agonia di chi ci sta accanto e soffre senza che noi ce ci rendiamo veramente conto di quanto e quanto profondamente questa persona sta soffrendo.
E Daria non si da' pace, cerca anche lei risposte, il senso di colpa che la invade e' attanagliante, che senso ha vivere senza Giada? Ma Daria ha un'altro figlio a cui pensare, un marito, la pittura, amici che cercano di aiutarla. E piano piano Daria inizia a capire meglio la figlia e i suoi demoni.
Il libro e' una specie di lettera/monologo di Daria per la figlia, e' un romanzo scritto in modo particolare, con frasi ripetute ossessivamente, che rispecchiano i pensieri ossessivi sia della madre dopo la perdita della figlia, che della figlia rinchiusa nel suo senso di abbandono e alla ricerca ossessiva di un perché'.
Un racconto che mia ha commossa all'inizio, parzialmente irritata nella parte centrale in cui avrei voluto spronare Daria a "fare", a cercare risposte, ad "indagare' su cosa avesse spinto Giada a quel gesto estremo.
Un romanzo coraggioso, un romanzo che non colpevolizza, non giudica, ma porta a molte riflessioni sulla maternità', sull'amore, su ruolo dei figli e su quello dello Stato e delle leggi sull'adozione e sui diritti di madri biologiche e figli lasciati.

"Loro potevano scegliere. Io no. Io non ho scelto nulla. Tutto e' stato deciso alle mie spalle. E continua a essere deciso alle mie spalle senza che possa fare niente per cambiare le cose. E' meglio se la finiamo qui. Lei non vuole capire quello che cerco di dirle. Non mi ascolta nemmeno."


Overall rating: 7   Plot: 7.5   Writing style: 7    Cover: 4



Title:L'amore che mi resta
Author: Michela Marzano
Publisher: Einaudi
Pages: 248
Publication year: 2017

Plot:
La sera in cui Giada si ammazza, Daria precipita in una sofferenza che nutre con devozione religiosa, perché è tutto ciò che le resta della figlia. Una sofferenza che la letteratura non deve aver paura di affrontare. Per questo siamo disposti a seguire Daria nel suo buio, dove neanche il marito e l'altro figlio riescono ad aiutarla; davanti allo scandalo di una simile perdita, ricominciare a vivere sembra un sacrilegio. Daria si barrica dietro i ricordi: quando non riusciva ad avere bambini e ne voleva uno a ogni costo, quando finalmente ha adottato Giada e il mondo «si è aggiustato», quando credeva di essere una mamma perfetta e che l'amore curasse ogni ferita. Con il calore avvolgente di una melodia, Michela Marzano dà voce a una madre e al suo struggente de profundis. Scavando nella verità delle relazioni umane, parla di tutti noi. Del nostro desiderio di essere accolti e capiti, della paura di essere abbandonati, del nostro ostinato bisogno di amore, perché «senza amore si è morti, prima ancora di morire».

The Author:
Direttamente dal sito dell'autrice: "Sono nata a Roma il 20 agosto 1970, da mamma Paola e papà Ferruccio. Tre anni più tardi è arrivato Arturo, mio fratello, anche lui nato in agosto. Dopo un’infanzia e un’adolescenza molto « studiose » – che poi è un eufemismo per dire che ho cominciato subito a rovinarmi la vita con la mania di voler essere sempre e comunque la « più brava », e che mi ci sono poi voluti vent’anni di analisi per uscire dal copione della « prima della calasse » – ho vinto il concorso alla Scuola Normale Superiore di Pisa, mi sono laureata in filosofia e ho conseguito un dottorato di ricerca sempre in filosofia e sempre alla SNS. È nel 1998 che mi trasferisco a Parigi dove vivo tuttora. È in Francia che vinco un concorso come ricercatrice al CNRS, incontro Jacques e divento professoressa ordinaria di filosofia morale all’Université Paris Descartes (SHS – Sorbonne). È in francese che faccio la mia psicanalisi e che, per più di dieci anni, scrivo e penso. Prima di tornare alla mia madre lingua e ricominciare a scrivere anche in italiano. Prima iniziando una collaborazione con Repubblica, poi pubblicando « Sii bella e stai zitta » e « Volevo essere una farfalla ». Nel 2013, mi ritrovo anche in Parlamento dove cerco, come posso, di portare avanti le mie battaglie sui diritti e le libertà individuali.

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