Friday, 2 February 2018

Book Review: Voci del verbo andare - J. Erpenbeck


Un libro davvero difficile da recensire: un argomento molto attuale, l'emigrazione africana in Europa, la mancanza di lavoro in Italia e la conseguente seconda ondata di migrazione dall'Italia a paesi come Germania o Francia, dove pero' gli immigrati sono in un limbo, in cui non possono lavorare e vivono in condizioni precarie, in attesa di un visto.
In questo romanzo, che spiega questa situazione in maniera sublime, Richard, un professore appena andato in pensione, si interessa a questi uomini che hanno lasciato la madrepatria dopo aver perso tutto, sono arrivati in Italia e, non trovando lavoro, sono emigrati a Berlino. Ma la Germania li tiene in un centro di accoglienza, mentre, lentamente, le carte per un possibile asilo vengono presentate a destra e manca. Richard ha lunghi dialoghi con questi uomini, che gli raccontano la loro storia, ma anche le loro paure e frustrazioni.

Un romanzo che va letto con molta concentrazione, sia per l'argomento trattato, che per le riflessioni filologiche di Richard. Un libro intenso, duro, reale, da leggere.


Overall rating: 7      Plot: 7     Writing style: 7      Cover:  7



Title: Voci del verbo andare
Author: Jenny Erpenbeck
Publisher: Sellerio
Pages: 352
Publication year: 2016

Plot:
Richard è un filologo classico in pensione, quasi per caso entra in contatto con un gruppo di africani alloggiati in un campo profughi di Berlino. È un uomo solo, vedovo e senza figli, e ha molto tempo a disposizione; in quel luogo si scoprirà capace di ascoltare le vite degli altri, le peripezie e le vicissitudini di chi viene dal Ghana, dal Ciad, dalla Nigeria, storie di lutto, fame, guerra, coraggio e difficoltà. Nel dialogo con gli esuli Richard scorge un’umanità a tratti capace di essere innocente e integra. La sua cultura classica funge da elemento rivelatore, lo aiuta a immergersi in un mondo e in una diversa visione del mondo, a confrontare valori a volte contrapposti. L’antichità e la modernità, l’universalismo e l’interesse individuale, il difficile bilanciamento tra gli ideali e la sopravvivenza.
Gli uomini a cui pone le sue domande sono riusciti ad arrivare a Berlino nell’autunno del 2013, dopo essere sbarcati a Lampedusa. Sono quattrocento stranieri in terra straniera, e tutto per loro è diverso, difficile, alieno. Prima si accampano in una piazza del quartiere Kreuzberg per chiedere aiuto e lavoro, ma la polizia non perde tempo, li sgombera e li ricovera nella zona orientale della capitale. Vitto e alloggio, una prima conquista, e poi un corso per apprendere la nuova lingua. Ma per loro, come per quasi tutti quelli che sono scappati dai paesi di origine per approdare in Europa in cerca di un rifugio e di una casa, la normalità è una conquista difficile. Prima di tornare a vivere si annuncia un’attesa di anni.

The Author:
Nata a Berlino Est nel 1967 da padre di origini russe e madre polacca, Jenny Erpenbeck ha una formazione accademica musicale e teatrale. Il suo esordio letterario, Storia della bambina che volle fermare il tempo (1999, Zandonai 2013) l’ha consacrata come astro nascente della letteratura tedesca contemporanea. Il pluripremiato Di passaggio (2008, Zandonai 2011) la impone definitivamente sulla scena letteraria internazionale, ottenendo un sorprendente successo di pubblico e di critica anche oltreoceano. Con E non è subito sera (2012) ha vinto il prestigioso Hans Fallada Prize. Voci del verbo andare (2015), tra i finalisti del Deutscher Buchpreis, è stato tra i libri più venduti nella classifica dello Spiegel.

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