Friday 25 May 2018

Book Review: La bestia nel cuore - C. Comencini


La scrittura, come anch enei precedenti due libri che ho letto della Comencini, mi piace, e' bella asciutta e dritta al punto. Pero', intanto ci sono tante dilungazioni sul cinema, il teatro di cui a me personalmente interessa gran poco quindi le ho trovate tediose. Poi ci sono troppi argomenti pesantissimi di fondo, la cecita' dell'amica, l'amore non corrisposto, i traumi infantili sepolti, il compagno deficiente.
L'ho trovato troppo pesante ed ho dovuto praticamente saltare parti intere per arrivare dove mi interessava, al clou della storia.
Forse un giorno guardero' anche il film, per vedere se questo e' uno dei rari casi in cui la trasposizione cinematografica e' migliore del libro.

Overall rating:  5     Plot: 5     Writing style: 6      Cover:  5

Title: La bestia nel cuore
Author: Cristina Comencini
Publisher: Feltrinelli
Pages: 214
Publication year: 2006




The Plot:
Sabina è una doppiatrice cinematografica e deve fare i conti con un ambiente obliquo, Franco, il suo uomo, è invece un attore a tutto tondo, alla ricerca di ruoli extra-commerciali. La relazione fra Sabina e Franco è vitale, ricca di futuro. Eppure, quando resta incinta, Sabina preferisce lasciare all'oscuro il compagno e passare il Natale in America, ospite del fratello. L'idea di dar forma a una famiglia la costringe a riflettere sulla sua, sull'apparente lindore e rigore che la memoria continua a restituirle. Una memoria accecata, è evidente. Quando il fratello le fa capire che il severo padre ha abusato di entrambi i figli, con il silenzio complice della madre, per Sabina è un trauma che la spinge a indagare l'ambiguità della verità.

The Author:
Figlia del grande cineasta Luigi, collabora a lungo col padre in veste di sceneggiatrice.
Tra i suoi libri, pubblicati con Feltrinelli: Le pagine strappate (1991, 2006), Passione di famiglia (1994), Il cappotto del turco (1997), Matrioška (2002), La bestia nel cuore (2004, da cui è stato tratto il film omonimo, nominato all'Oscar per l'Italia), Due partite (2006, da cui è stato tratto il film omonimo), L’illusione del bene (2007), Quando la notte (2009; anche in audiolibro nel 2011), Lucy (2013), Voi non la conoscete (2014) e, per la collana digitale Zoom, La nave più bella (2012). Nel 2016 pubblica con Einaudi Essere vivi, e nel 2018 Da soli.
Tra i suoi film: Zoo (1988), I divertimenti della vita privata (1990), La fine è nota (1992), Va’ dove ti porta il cuore (1996), Matrimoni (1998), Liberate i pesci (2000), Il più bel giorno della mia vita (2002), Bianco e nero (2008) e Quando la notte (2011). 

Ecco come lei stessa racconta la sua vita nel suo sito ufficiale:
«Ho trascorso la mia infanzia a Roma in una famiglia di donne: mia madre e le mie tre sorelle. Mio padre, Luigi Comencini, ha raggiunto il successo nel suo mestiere di regista quando io avevo circa dieci anni. Tutta la nostra vita di famiglia è stata influenzata dai suoi film, dai discorsi sul cinema, dalle interminabili riunioni di sceneggiatura che si svolgevano nella nostra casa. La scrittura è entrata nella mia vita prima attraverso il cinema. Mio padre evitava di portarci sul set; non voleva in nessun modo che la nostra vita fosse diversa da qualsiasi altra. E ha sempre cercato di scoraggiarci, senza riuscirci, a intraprendere un mestiere vicino al suo. Credo lo facesse di proposito: ogni passione doveva essere scoraggiata per capire se era resistente alle difficoltà e dunque vera.  Mio padre è lombardo, protestante valdese. Mia madre napoletana, cattolica.
Forse per via del proposito di mio padre, forse casualmente, mi sono avvicinata alla scrittura attraversando molti mestieri, per vie tortuose. Ho frequentato una scuola francese e ho preso la doppia maturità, italiana e francese. Mi sono iscritta alla facoltà di Economia e Commercio. Erano gli anni della politica, e l’economia, credevamo, potesse aprirci gli occhi sul mondo. Davo esami di statistica, matematica, econometria, sforzandomi di pensare che non avevo sbagliato facoltà. Scrivevo racconti. Ho fatto tre figli. L’università mi ha permesso di trovare lavoro quasi subito: recensioni economiche, un ufficio di ricerche in cui sono rimasta per un anno. Non mi interessava più l’economia, volevo scrivere. Così un giorno ho lasciato l’ufficio di ricerche per scrivere una sceneggiatura per mio padre con Suso Cecchi d’Amico. Con lei ho iniziato a capire la scrittura del cinema, e lei mi ha incoraggiato ad andare avanti. Volevo un mestiere più vicino possibile alla scrittura, che mi lasciasse il tempo per i miei racconti, forse per un romanzo che non avevo ancora scritto.
Poi, quando ho finito il secondo libro (il primo l'ho lasciato nel cassetto), un'altra grande donna mi ha aiutato: Natalia Ginzburg. Le avevo mandato il  romanzo con uno pseudonimo, non volevo risalisse a nessuna storia personale. Mi telefonò due giorni dopo, l'aveva letto e amato, voleva incontrarmi. Non lo dimenticherò mai.
Sono passata al cinema inseguendo la letteratura, e mi sono trovata due mestieri meravigliosi.»

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