“Nel tempo ho perso anche quell’idea confusa di
normalita’ e oggi davvero ignoro che luogo sia una madre. Mi manca come puo’
mancare la salute, un riparo, una certezza. E’ un vuoto persistente, che
conosco ma non supero. Gira la testa a guardarci dentro. Un paesaggio
desolato che di notte toglie il sonno e fabbrica incubi nel poco che lascia. La
sola madre che non ho mai perduto e’ quella delle mie paure.”
Strano, a volte, come vanno le cose: alla Fiera Tempo di libri di Milano ho assistito ad un incontro con l'autrice de L'arminuta insieme a Michela Marzano. Entrambe hanno infatti recentemente pubblicato romanzi che trattano del rapporto madre/figlia. E mentre sono stata subito attratta dal libro della Marzano, sia per la trama che per come lo ha presentato all'evento, la trama sulla quarta di copertina de L'arminuta non mi attirava per nulla e l'autrice, pacata, dolce e, forse, un po' timida, non me l'ha proprio "venduto" alla presentazione. Cosi' ho comprato e subito letto L'amore che mi resta della Marzano (vedi recensione qui), mentre ho ignorato L'arminuta completamente, nel timore si rivelasse una delusione perche' nella mia mente lo associavo un po' ad Accabadora della Murgia (forse perche' entrambi legati a dialetti che non conosco affatto). Ci sono volute le entuasiastiche parole di un paio di amiche per convincermi e ringrazio!
Ringrazio perche' L'arminuta e' un libro molto bello, triste, amaro, ma anche pieno di speranza e di "combattivita'" per sopravvivere e farcela nella vita nonostante... Nonostante nessuno ti chiami per nome, nonostante dopo tredici anni ti viene detto che quelli che credevi i tuoi genitori in realta' sono lontani cugini e ti rispediscono alla tua famiglia di origine, che in realta' non ti vuole davvero, nonostante la tua vita da "ricca" cittadina venga trasferita nella poverta' della campagna aburzzese.
L'arminuta e' sorprendente nella forza di carattere che le permette di resistere a tutto cio' senza spezzarsi, a trovare piccole gioie nella disperazione.
Secondo me L'arminuta e' un romanzo sulla forza di carattere, sul potere dell'amicizia, ma anche sulle difficolta' delle scelte degli adulti e su come l'egoismo degli adulti, magari non intenzionale, si ripercuote poi sui bambini. E poi e' un romanzo sulla poverta' di alcune zone d'Italia, un romanzo che tocca fugace temi come l'analfabetismo, gli zingari, il divario tra ceti.
La storia e' scritta in modo semplice ma efficace, forse avrei voluto che continuasse e descrivesse cosa succede a L'arminuta da "grande", si leggono sprazzi della sua vita da adulta qui e li', ma mi e' rimasta la curiosita'.
Un romanzo duro e scritto in modo piuttosto "freddo" se si vuole, non pieno di frasi fatte strappalacrime, eppure trasmette benissimo cio' che L'arminuta prova. Un romanzo pieno di speranza, un romanzo che consiglio caldamente.
«Mia sorella. Come un fiore improbabile, cresciuto su un piccolo grumo di terra attaccato alla roccia. Da lei ho imparato la resistenza. Ora ci somigliano di meno nei tratti, ma è lo stesso il senso che troviamo in questo essere gettate nel mondo. Nella complicità ci siamo salvate»
Overall rating: 9 Plot: 8 Writing style: 9 Cover: 6
Title: L'arminuta
Author: Donatella Di Pietrantonio
Publisher: Einaudi
Pages: 176
Publication year: 2017
Plot:
Ci sono romanzi che toccano corde così profonde, originarie, che sembrano chiamarci per nome. È quello che accade con "L'Arminuta" fin dalla prima pagina, quando la protagonista, con una valigia in mano e una sacca di scarpe nell'altra, suona a una porta sconosciuta. Ad aprirle, sua sorella Adriana, gli occhi stropicciati, le trecce sfatte: non si sono mai viste prima. Inizia così questa storia dirompente e ammaliatrice: con una ragazzina che da un giorno all'altro perde tutto - una casa confortevole, le amiche più care, l'affetto incondizionato dei genitori. O meglio, di quelli che credeva i suoi genitori. Per «l'Arminuta» (la ritornata), come la chiamano i compagni, comincia una nuova e diversissima vita. La casa è piccola, buia, ci sono fratelli dappertutto e poco cibo sul tavolo. Ma c'è Adriana, che condivide il letto con lei. E c'è Vincenzo, che la guarda come fosse già una donna. E in quello sguardo irrequieto, smaliziato, lei può forse perdersi per cominciare a ritrovarsi. L'accettazione di un doppio abbandono è possibile solo tornando alla fonte a se stessi. Donatella Di Pietrantonio conosce le parole per dirlo, e affronta il tema della maternità, della responsabilità e della cura, da una prospettiva originale e con una rara intensità espressiva. Le basta dare ascolto alla sua terra, a quell'Abruzzo poco conosciuto, ruvido e aspro, che improvvisamente si accende col riflesso del mare.
The Author:
Donatella Di Pietrantonio vive a Penne, in Abruzzo, dove esercita la professione di dentista pediatrico. Ha esordito con il romanzo Mia madre è un fiume (Elliot 2011, Premio Tropea). Con Bella mia (Elliot 2014) ha partecipato al Premio Strega. Per Einaudi ha pubblicato L'Arminuta (2017).